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Una condivisione consiste in una comune appartenenza o in un comune possesso.
 
Gli umani amano condividere non solo i loro gusti, ma ancor più i loro disgusti.
 
L'amore è un lusso. È abbondanza. Significa possedere così tanta vita che non sai più cosa farne, quindi la condividi.
 
L'uomo tende a combattere, a disprezzare, o a ignorare tutto ciò che non può condividere.
 
Tutte le espressioni culturali (come ad esempio gli articoli dei giornali o le pagine del web) costruiscono proposte di condivisione di cognizioni utilizzabili come mezzi di socializzazione.
 
In un gioco, i giocatori condividono il campo, le regole e lo scopo del gioco stesso.
 
Prendiamo due persone a caso, e chiediamoci: cosa condividono? Cosa non condividono? Dalle risposte a tali domande possiamo prevedere i possibili rapporti tra tali persone.
 
Ogni essere umano è effettivamente o potenzialmente in relazione con ogni altro secondo regole d'interazione più o meno condivise.
 
La condivisione di certe credenze e di certe autorità intellettuali, etiche ed estetiche costituisce un importante fattore di coesione sociale.
 
Cosa condividere? Con chi? Come? Quando? Quanto? Cosa non condividere? Perché condividere? Perché non condividere? Condividere o non condividere, questo è il dilemma.
 
Ci sono cose che possiamo condividere e cose che non possiamo condividere.
 
Ogni forma o espressione culturale è un invito all'imitazione, alla conformazione, alla condivisione, all'interazione secondo certe logiche.
 
Condividere o non condividere? Questo è il dilemma.
 
Condividere le stesse false credenze è un importante fattore di coesione sociale.
 
Far poesia è come far l'amore: non si saprà mai se la propria gioia è condivisa.
 
Il sacro è condiviso tra coloro che lo adorano, e ogni condivisione ha qualcosa di sacro per coloro che la praticano.
 
Tutto ciò che ci unisce è buono, non in sé, ma in quanto fattore di condivisione.
 
Per fare parte di un sistema sociale, cioè di un gruppo di umani cooperanti, occorre condividerne in misura sufficiente il linguaggio, le forme, le norme e i valori (in senso cognitivo, etico ed estetico).
 
L'Altro uomo non mi è indifferente, l'Altro uomo mi concerne, mi riguarda nei due sensi della parola "riguardare". In francese si dice che "mi riguarda" qualcosa di cui mi occupo, ma "regarder" significa anche "guardare in faccia" qualcosa, per prenderla in considerazione. Nel semplice incontro di un uomo con l'Altro si gioca l'essenziale, l'assoluto: nella manifestazione, nell' "epifania" del volto dell'Altro scopro che il mondo è mio nella misura in cui lo posso condividere con l'Altro.
 
Io non condivido molte idee di Freud, specialmente quelle che hanno a che fare con lo sviluppo sessuale e le relative simbologie, ma ritengo questo autore un grande demistificatore, un rivoluzionario del pensiero, del calibro di Darwin, Nietzsche e Marx, anche solo per la sua teoria dell'inconscio (inteso come es e super-io). Una teoria che va corretta e completata, ma che ci ha insegnato un fatto fondamentale: che l'io (inteso come io cosciente) "non è padrone in casa propria" in quanto è succube inconsapevole del suo inconscio. Una realtà che la maggior parte dell'umanità si ostina ancora a non vedere e a non capire.
 
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