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Ironia della sorte, un uomo, il cui istinto d'amore è quanto più forte e naturale e istintivo possibile, è incapace di trovare qualcuno da poter veramente amare.
Per certe persone, mettere in ordine ciò che è disordinato è fonte di piacere. Per ottenere tale piacere, quelle persone hanno bisogno di situazioni disordinate.
Come Ulisse e i suoi compagni di fronte alle sirene, leghiamoci all’albero maestro della vita, o mettiamoci i tappi nelle orecchie, per evitare di cedere alle lusinghe di coloro (genitori, insegnanti, superiori, militari, governanti e preti) che ci cantano la virtù dell’obbedienza. Dando loro retta, potremmo trovarci un giorno alla sbarra degli imputati in un processo a Norimberga o all’Aia, a render conto di crimini che oggi ci fanno rabbrividire, e che domani potrebbero darci il brivido. Perché ribellarsi è giusto, come si diceva nel ’68, ma basta molto poco a renderlo impossibile.
«Allora dovresti dire quello a cui credi», riprese la Lepre Marzolina. «È quello che faccio», rispose subito Alice; «almeno credo a quello che dico, che poi è la stessa cosa.» «Non è affatto la stessa cosa!» disse il Cappellaio. «Scusa, è come se tu dicessi che vedo quello che mangio è la stessa cosa di mangio quello che vedo!»
Imita il prossimo tuo migliore di te. Questo potrebbe essere il motto di una nuova, e apparentemente semplice etica. Tuttavia il significato di “migliore” (cioè di "buono") è vago e soggettivo. Per di più si tratta di un aggettivo comparativo e gli umani non amano essere giudicati e tanto meno confrontati con altri se c’è il minimo rischio che il giudizio sia loro sfavorevole. Il risultato di questa impasse etica è che ciascuno pensa di essere quanto di meglio possa diventare, di fare quanto di meglio possa fare, e non è spinto a migliorare e a fare meglio. Di conseguenza la società non migliora eticamente a meno che non vi sia costretta da forze politiche o religiose, o da un aumentato benessere materiale, dal momento che l’egoismo e la malvagità sono direttamente proporzionali alla scarsità di risorse disponibili per tutti.
I bisogni dell'uomo moderno sono essenzialmente suggeriti dal suo ambiente sociale. In superficie, ogni individuo sembra desiderare di possedere i segni, gli oggetti e i comportamenti della classe che lo domina e alla quale desidera appartenere. Questa è apparentemente la tendenza frequente del materialismo borghese. In realtà, quando ci occuperemo della diffusione delle informazioni, vedremo che la società borghese, e con questo intendiamo qualsiasi società in cui la motivazione fondamentale è il profitto per il dominio, diffonde solo le informazioni che le permettono di mantenersi. Per mantenersi deve vendere, da qui il mito della continua espansione. Per vendere, deve produrre esclusivamente oggetti che possono essere acquistati da un lato, e far partecipare la massa dei produttori a questi acquisti. Il risultato di questa catena imperativa di eventi è che, per sopravvivere, deve creare degli automatismi nel sistema nervoso di tutti gli individui che la costituiscono, a qualsiasi classe sociale appartengano, sulla base di giudizi di valore che essa stessa ritiene scelte. Oggi lo fa ancora più facilmente perché la diffusione delle informazioni è più rapida e i mezzi per diffonderle sono più numerosi. Questa è la più grande conquista della tecnologia. La pubblicità attraverso i manifesti, la stampa, la radio e la televisione ha un solo scopo: creare automatismi. Inoltre, tutto ciò che si vede o si sente è finalizzato a creare una concezione generale della vita umana orientata al concetto che la felicità si ottiene attraverso il consumo.
Ci sono persone che, ad un certo punto della loro vita, perdono la capacità di imparare cose nuove, e da allora restano difensivamente ancorate a ciò che hanno già appreso.