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Le religioni hanno, molto spesso, un'influenza decisamente negativa sul comportamento morale. In generale, si potrebbe affermare che quanto viene aggiunto ai doveri verso Dio viene tolto ai doveri verso gli uomini; è assai comodo, infatti, compensare con l'omaggio adulatorio tributato alla divinità la mancanza di un comportamento corretto nei riguardi del prossimo.
Quando un umano non è occupato a fare ciò che è obbligato a fare dalla natura o dalla società, esso è occupato a interagire con altri umani o a prepararsi per le future interazioni con altri umani. Infatti il bisogno pià importante di ogni umano, dopo i bisogni fisici, è quello di interazione sociale.
L'etica è basata sul giudizio morale, ovvero sul giudicare se un'azione o un'intenzione è buona o cattiva. Se non giudichiamo gli altri e noi stessi, non applichiamo l'etica, e un'etica non applicata non serve a nulla. Quindi giudicare è un dovere morale. Dunque sospendere il giudizio morale è immorale, o amorale. Il problema allora è giudicare correttamente, con giustizia, con equità, non astenersi dal giudicare (a mio avviso).
I maestri, dopo essere stati seguiti, sono fatti per essere superati, ovvero completati. Nessun maestro, nessun insegnamento è sufficiente. Ognuno deve cercare il necessario complemento adatto a sé presso altri maestri e/o con la propria intuizione.
La filosofia (intesa come critica del sapere) e la psicologia (intesa come cura della mente) sono troppo importanti per lasciare che se ne occupino attivamente solo coloro che hanno titoli accademici con tali nomi.
Quando si discute di libero arbitrio, si cerca normalmente di stabilire se esso esista o sia solo una illusione. Io penso, invece, che si dovrebbe ipotizzare una sua esistenza parziale, intermittente, latente, più o meno forte e competitiva rispetto alle altre forze che determinano il nostro comportamento.
Molti media, assecondando i desideri del pubblico, spiegano ciò che la gente fa, ma non perché lo fa, né se ciò che fa sia giusto, né se sia migliorabile.
Un errore molto comune è quello di scambiare alcune parti per il tutto, il parziale per il totale. D'altra parte non possiamo mai vedere e capire il tutto, ma solo alcune delle sue parti e alcune interazioni tra di esse.