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Una menzogna condivisa e protetta dagli assalti della verità è un potente fattore di coesione sociale.
 
La condivisione di certe credenze e di certe autorità intellettuali, etiche ed estetiche costituisce un importante fattore di coesione sociale.
 
Ogni comportamento socialmente rilevante si può spiegare in termini di bisogno di condivisione e di gestione delle condivisioni e delle non condivisioni, materiali e simboliche con altre persone.
 
Non c'è cooperazione senza condivisione.
 
Un rapporto sessuale consiste nella reciproca condivisione di due corpi: ogni corpo condivide se stesso con l'altro, e usa l'altro come se gli appartenesse. In tal modo ogni corpo soddisfa i propri bisogni sessuali.
 
Quando due persone s'incontrano, i loro inconsci calcolano ciò che esse condividono e ciò che esse non condividono, cosa possono condividere e cosa non posono condividere. I risultati di questo calcolo determinano le possibiltà di cooperazione tra le due persone.
 
Le preferenze non condivise dividono.
 
Ognuno desidera (consciamente o inconsciamente) che gli altri condividano i propri sentimenti, compreso l'amore o l'odio verso certe persone o certe cose.
 
Non c'è cooperazione, né amicizia, né amore, senza condivisione.
 
La condivisione di sentimenti e valutazioni nei confronti di terzi è un importante fattore di coesione sociale.
 
Ognuno vorrebbe che gli altri condividano le proprie idee, i propri valori, i propri sentimenti, i propri gusti e i propri progetti.
 
L’imitazione è una forma di condivisione, ovvero la condivisione di una forma.
 
L'uomo ha un bisogno genetico di condividere con gli altri quante più cose possibile, ed è tanto più felice quante più cose riesce a condividere (o quanto più si illude di condividerle).
 
Dire a qualcuno “non condivido ciò che dici” o “non condivido ciò che fai” è una dichiarazione di guerra nei suoi confronti.
 
Anche una cosa senza senso, se viene condivisa, acquista un senso in quanto fattore di coesione sociale.
 
Una delle cause di sofferenza più comuni è il rifiuto da parte degli altri delle nostre proposte di condivisione (materiale o simbolica). Analogamente, una delle cause di piacere più comuni è l'accettazione da parte degli altri delle nostre proposte di condivisione.
 
Il processo di individuazione non dovrebbe essere finalizzato a differenziarsi dagli altri (anche se ciò accade inevitabilmente in una certa misura) ma a trovare condivisioni alternative rispetto a quelle native, più favorevoli alla soddisfazione dei propri bisogni. In altre parole individuarsi dovrebbe consistere nel trovare nuove e più favorevoli affinità.
 
Una festa è un rituale di condivisione di simboli.
 
L'arte è un oggetto di condivisione.
 
Forse ciò che più mi distingue dalla maggioranza degli altri è che io cerco un significato e un valore intrinseco nelle cose (materiali e simboliche) cha la gente condivide, mentre per gli altri ciò che conta non è ciò che si condivide, ma la condivisione stessa, cioè il fatto che si condivida qualcosa, non importa cosa, anche le cose più insensate.
 
Chiese, stadi, musei, sono luoghi di condivisione.
 
È possibile socializzare con persone di cui non condividiamo gusti, interessi e valori e che non condividono i nostri gusti, interessi e valori?
 
Prendiamo due persone a caso, e chiediamoci: cosa condividono? Cosa non condividono? Dalle risposte a tali domande possiamo prevedere i possibili rapporti tra tali persone.
 
Ciò che non si può condividere divide.
 
Ci sono cose che possiamo condividere e cose che non possiamo condividere.
 
Cosa condividere? Con chi? Come? Quando? Quanto? Cosa non condividere? Perché condividere? Perché non condividere? Condividere o non condividere, questo è il dilemma.
 
La condivisione di beni, idee, opinioni, memorie, conoscenze, gusti, preferenze, obiettivi, interessi, poteri, valori, morale, lingua, religione è indispensabile per evitare l'isolamento sociale.
 
Ogni condivisione materiale comporta una o più condivisioni simboliche. Vale a dire che il fatto di condividere qualcosa di materiale implica certe relazioni sociali tra gli attori della condivisione stessa.
 
Condividere o non condividere? Questo è il dilemma.
 
Una cooperazione richiede un coordinamento, e un coordinamento richiede una condivisione di saperi, valori, regole, idee, linguaggi, consuetudini, gusti, autorità, gerarchie, proprietà, credenze, miti, religioni, metodi, tecniche, automatismi, ecc.
 
C'è vera condivisione solo nella povertà. C'è vera ricchezza solo nella condivisione.
 
Per fare parte di un sistema sociale, cioè di un gruppo di umani cooperanti, occorre condividerne in misura sufficiente il linguaggio, le forme, le norme e i valori (in senso cognitivo, etico ed estetico).
 
Ci sono cose (idee, interessi, gusti, ecc.) che condividiamo, e cose che non condividiamo. Ciò che condividiamo ci unisce, ciò che non condividiamo ci divide. Continueremo a frequentarci finché le condivisioni prevarranno sulle non condivisioni.
 
I discorsi umani oscillano tra «anche io» e «io no».
 
Internet è un immenso mezzo di condivisione.
 
Di un oggetto si può desiderare il possesso esclusivo o la condivisione con altri.
 
Condividere un dolore può lenire il dolore stesso, perché qualunque condivisione non indesiderata è fonte di piacere.
 
Una condivisione consiste in una comune appartenenza o in un comune possesso.
 
Noi umani abbiamo bisogno di cooperare, e per poter cooperare è necessario che condividiamo certe cose. Perciò abbiamo bisogno, periodicamente, di riunirci per praticare condivisioni utili alla nostra cooperazione.
 
Affinché una comunità si mantenga integra, è necessario che i suoi membri condividano le stesse regole morali.
 
In fondo, quelli che passano gran parte del tempo nei social media cercano solo di condividere qualcosa, di soddisfare il loro irresistibile bisogno di condivisione.
 
Condividere una certa cosa, concreta o astratta, con altre persone implica accettare un certo rapporto con la cosa condivisa e con le altre persone che la condividono.
 
Mi fa piacere che qualcuno usi qualcosa che io ho prodotto, protetto o riprodotto. Mi fa sentire degno di appartenere alla società umana.
 
Ognuno vorrebbe che gli altri condividano le proprie preferenze, e considera nemici coloro che non le condividono. La condivisione è segno di amicizia, la non condivisione è segno di inimicizia.
 
Quasi tutto ciò che facciamo è cercare di condividere qualcosa (di materiale o di immateriale) con altri.
 
Affinché due persone possano cooperare, esse devono condividere, almeno in parte, una certa visione del mondo.
 
Ognuno propone cose da condividere o condivide cose proposte da altri.
 
Tutto ciò che ci unisce è buono, non in sé, ma in quanto fattore di condivisione.
 
Dimmi cosa condividi e cosa non condividi, e ti dirò chi sei.
 
Affinché due persone possano interagire cooperativamente, è indispensabile che esse condividano certe cognizioni, certi valori, certi obiettivi, un certo vocabolario, certe risorse, un certo spazio e un certo tempo.
 
Affinché tra due persone vi sia utilità reciproca, ovvero cooperazione, è necessario che esse condividano certe cose, ovvero abbiano interessi comuni.
 
A volte sento il bisogno di uscire di casa per condividere qualcosa con qualcuno. Non importa cosa.
 
Per appartenere a un certo gruppo è necessario condividere certe cose con gli altri membri del gruppo stesso.
 
Considera una persona e chiediti: cosa condivide? Con chi? Cosa non condivide? Con chi?
 
Affinché due persone possano cooperare devono essere soddisfatte almeno le seguenti condizioni: (1) condivisione di valori, (2) condivisione di linguaggio, (3) condivisione di gerarchia.
 
La maggior parte delle attività umane consiste in rituali di condivisione.
 
L'azione del condividere ha più valore della cosa condivisa, che può essere anche del tutto inutile o perfino dannosa.
 
Condividere, che implica copiare, imitare, conformarsi, costituisce un bisogno umano di origine genetica, e un piacere quando tale bisogno è soddisfatto. Qualsiasi cosa può essere oggetto di condivisione, e quindi causa di piacere, anche le cose più stupide e insensate. anche i comportamenti più assurdi.
 
La condivisione è una cosa fondamentale. Se non condividi una cosa con qualcuno è come se non l'hai vissuta. Un piacere, una cosa bellissima, se la vivo da solo per me non è abbastanza, anzi, quasi non è. La devo condividere subito con qualcuno.
 
Gli umani hanno bisogno di condividere cose, idee, comportamenti. Condividere qualsiasi cosa è meglio che nessuna condivisione.
 
Condividere, in amore, non significa tenere il bilancio di chi fa questo o quello, di chi fa più di un altro. Vi sono momenti in cui dobbiamo dare di più di quanto riceviamo, ma ve ne saranno altri in cui avremo bisogno di ricevere più di quanto saremo in condizione di donare.
 
La vita di un essere umano è contrassegnata da dilemmi. Uno di essi, forse il più importante, che si presenta continuamente, ad ogni proposta di condivisione che incontriamo è “condividere o non condividere”?
 
Qualunque attività umana, se condivisa, costituisce un rituale sociale.
 
Una comunità è un insieme di persone interagenti che condividono un insieme di idee su ciò che è vero/falso, buono/cattivo, bello/brutto, obbligato/vietato/libero ecc. Tali idee condivise caratterizzano e differenziano le comunità.
 
Bisogno di condividere. Cosa? Con chi? Qualunque cosa con chiunque.
 
L'uomo tende a combattere, a disprezzare, o a ignorare tutto ciò che non può condividere.
 
Due persone possono condividere o non condividere un'attrazione, un'indifferenza, o una repulsione verso uno stesso oggetto. La condivisione unisce le persone, la non condivisione le divide.
 
Ogni espressione umana, compreso tutto ciò che leggo e ciò che scrivo, costituisce una proposta o una testimonianza di condivisione di qualcosa.
 
Il sacro è condiviso tra coloro che lo adorano, e ogni condivisione ha qualcosa di sacro per coloro che la praticano.
 
In una condivisione i ruoli possono essere simmetrici o asimmetrici. Il secondo caso implica una subordinazione del donatore o del beneficiario.
 
La condivisione è un processo dinamico. Se non viene rinnovata periodicamente, si esaurisce.
 
Ciò che più importa per noi umani è, dopo la salute fisica, ciò che possiamo condividere con altri umani.
 
Qualsiasi cosa, se può essere condivisa con altri, può costituire un mezzo per diminuire la propria solitudine.
 
Chi rende pubbliche le proprie idee deve aspettarsi l'ostilità di chi non le condivide.
 
Ciò che non riusciamo a condividere ci divide.
 
L'uomo ha un irresistibile bisogno di condividere con altri qualsiasi cosa, materiale o simbolica. Non importa cosa, anche cose insensate o stupide. Questo fatto costituisce una chiave di comprensione di gran parte del comportamento umano.
 
Le cose più facili da condividere sono la stupidità, l'ignoranza e il cattivo gusto.
 
Si possono condividere anche delle non condivisioni.
 
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