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Cosa condividere? Con chi? Come? Quando? Quanto? Cosa non condividere? Perché condividere? Perché non condividere? Condividere o non condividere, questo è il dilemma.
 
Dimmi cosa condividi e cosa non condividi, e ti dirò chi sei.
 
L'uomo tende a combattere, a disprezzare, o a ignorare tutto ciò che non può condividere.
 
Non c'è cooperazione senza condivisione.
 
Forse ciò che più mi distingue dalla maggioranza degli altri è che io cerco un significato e un valore intrinseco nelle cose (materiali e simboliche) cha la gente condivide, mentre per gli altri ciò che conta non è ciò che si condivide, ma la condivisione stessa, cioè il fatto che si condivida qualcosa, non importa cosa, anche le cose più insensate.
 
Internet è un immenso mezzo di condivisione.
 
L'uomo ha un irresistibile bisogno di condividere con altri qualsiasi cosa, materiale o simbolica. Non importa cosa, anche cose insensate o stupide. Questo fatto costituisce una chiave di comprensione di gran parte del comportamento umano.
 
L'arte è un oggetto di condivisione.
 
Ognuno vorrebbe che gli altri condividano le proprie preferenze, e considera nemici coloro che non le condividono. La condivisione è segno di amicizia, la non condivisione è segno di inimicizia.
 
Di un oggetto si può desiderare il possesso esclusivo o la condivisione con altri.
 
Affinché due persone possano interagire cooperativamente, è indispensabile che esse condividano certe cognizioni, certi valori, certi obiettivi, un certo vocabolario, certe risorse, un certo spazio e un certo tempo.
 
Affinché due persone possano cooperare, esse devono condividere, almeno in parte, una certa visione del mondo.
 
L'uomo ha un bisogno genetico di condividere con gli altri quante più cose possibile, ed è tanto più felice quante più cose riesce a condividere (o quanto più si illude di condividerle).
 
La condivisione è una cosa fondamentale. Se non condividi una cosa con qualcuno è come se non l'hai vissuta. Un piacere, una cosa bellissima, se la vivo da solo per me non è abbastanza, anzi, quasi non è. La devo condividere subito con qualcuno.
 
Per fare parte di un sistema sociale, cioè di un gruppo di umani cooperanti, occorre condividerne in misura sufficiente il linguaggio, le forme, le norme e i valori (in senso cognitivo, etico ed estetico).
 
Condividere o non condividere? Questo è il dilemma.
 
Ci sono cose che possiamo condividere e cose che non possiamo condividere.
 
La condivisione di beni, idee, opinioni, memorie, conoscenze, gusti, preferenze, obiettivi, interessi, poteri, valori, morale, lingua, religione è indispensabile per evitare l'isolamento sociale.
 
In una condivisione i ruoli possono essere simmetrici o asimmetrici. Il secondo caso implica una subordinazione del donatore o del beneficiario.
 
Bisogno di condividere. Cosa? Con chi? Qualunque cosa con chiunque.
 
La condivisione di sentimenti e valutazioni nei confronti di terzi è un importante fattore di coesione sociale.
 
Considera una persona e chiediti: cosa condivide? Con chi? Cosa non condivide? Con chi?
 
Ognuno desidera (consciamente o inconsciamente) che gli altri condividano i propri sentimenti, compreso l'amore o l'odio verso certe persone o certe cose.
 
Il sacro è condiviso tra coloro che lo adorano, e ogni condivisione ha qualcosa di sacro per coloro che la praticano.
 
Non c'è cooperazione, né amicizia, né amore, senza condivisione.
 
Prendiamo due persone a caso, e chiediamoci: cosa condividono? Cosa non condividono? Dalle risposte a tali domande possiamo prevedere i possibili rapporti tra tali persone.
 
Tutto ciò che ci unisce è buono, non in sé, ma in quanto fattore di condivisione.
 
Quando due persone s'incontrano, i loro inconsci calcolano ciò che esse condividono e ciò che esse non condividono, cosa possono condividere e cosa non posono condividere. I risultati di questo calcolo determinano le possibiltà di cooperazione tra le due persone.
 
Una condivisione consiste in una comune appartenenza o in un comune possesso.
 
Le cose più facili da condividere sono la stupidità, l'ignoranza e il cattivo gusto.
 
I discorsi umani oscillano tra «anche io» e «io no».
 
Il processo di individuazione non dovrebbe essere finalizzato a differenziarsi dagli altri (anche se ciò accade inevitabilmente in una certa misura) ma a trovare condivisioni alternative rispetto a quelle native, più favorevoli alla soddisfazione dei propri bisogni. In altre parole individuarsi dovrebbe consistere nel trovare nuove e più favorevoli affinità.
 
Ciò che più importa per noi umani è, dopo la salute fisica, ciò che possiamo condividere con altri umani.
 
Una menzogna condivisa e protetta dagli assalti della verità è un potente fattore di coesione sociale.
 
C'è vera condivisione solo nella povertà. C'è vera ricchezza solo nella condivisione.
 
Affinché una comunità si mantenga integra, è necessario che i suoi membri condividano le stesse regole morali.
 
Condividere un dolore può lenire il dolore stesso, perché qualunque condivisione non indesiderata è fonte di piacere.
 
L'azione del condividere ha più valore della cosa condivisa, che può essere anche del tutto inutile o perfino dannosa.
 
Quasi tutto ciò che facciamo è cercare di condividere qualcosa (di materiale o di immateriale) con altri.
 
La maggior parte delle attività umane consiste in rituali di condivisione.
 
La condivisione di certe credenze e di certe autorità intellettuali, etiche ed estetiche costituisce un importante fattore di coesione sociale.
 
L’imitazione è una forma di condivisione, ovvero la condivisione di una forma.
 
Mi fa piacere che qualcuno usi qualcosa che io ho prodotto, protetto o riprodotto. Mi fa sentire degno di appartenere alla società umana.
 
Ciò che non si può condividere divide.
 
Ciò che non riusciamo a condividere ci divide.
 
Chiese, stadi, musei, sono luoghi di condivisione.
 
Condividere, in amore, non significa tenere il bilancio di chi fa questo o quello, di chi fa più di un altro. Vi sono momenti in cui dobbiamo dare di più di quanto riceviamo, ma ve ne saranno altri in cui avremo bisogno di ricevere più di quanto saremo in condizione di donare.
 
Noi umani abbiamo bisogno di cooperare, e per poter cooperare è necessario che condividiamo certe cose. Perciò abbiamo bisogno, periodicamente, di riunirci per praticare condivisioni utili alla nostra cooperazione.
 
Una cooperazione richiede un coordinamento, e un coordinamento richiede una condivisione di saperi, valori, regole, idee, linguaggi, consuetudini, gusti, autorità, gerarchie, proprietà, credenze, miti, religioni, metodi, tecniche, automatismi, ecc.
 
Gli umani hanno bisogno di condividere cose, idee, comportamenti. Condividere qualsiasi cosa è meglio che nessuna condivisione.
 
Condividere, che implica copiare, imitare, conformarsi, costituisce un bisogno umano di origine genetica, e un piacere quando tale bisogno è soddisfatto. Qualsiasi cosa può essere oggetto di condivisione, e quindi causa di piacere, anche le cose più stupide e insensate. anche i comportamenti più assurdi.
 
Qualunque attività umana, se condivisa, costituisce un rituale sociale.
 
Un rapporto sessuale consiste nella reciproca condivisione di due corpi: ogni corpo condivide se stesso con l'altro, e usa l'altro come se gli appartenesse. In tal modo ogni corpo soddisfa i propri bisogni sessuali.
 
Ognuno vorrebbe che gli altri condividano le proprie idee, i propri valori, i propri sentimenti, i propri gusti e i propri progetti.
 
Le preferenze non condivise dividono.
 
Una comunità è un insieme di persone interagenti che condividono un insieme di idee su ciò che è vero/falso, buono/cattivo, bello/brutto, obbligato/vietato/libero ecc. Tali idee condivise caratterizzano e differenziano le comunità.
 
Qualsiasi cosa, se può essere condivisa con altri, può costituire un mezzo per diminuire la propria solitudine.
 
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