Eppure questo vostro padrone che vi domina ha soltanto due occhi, due mani, un corpo, niente di diverso da quanto possiede l'ultimo abitante del grande e sconfinato numero delle vostre città, eccetto i mezzi per distruggervi che voi stessi gli fornite […] Decidete una volta per tutte di non servire più, e sarete liberi.
[...] vorrei soltanto riuscire a comprendere come sia possibile che tanti uomini, tanti paesi, tante città e tante nazioni talvolta sopportino un tiranno solo, che non ha altro potere se non quello che essi stessi gli accordano, che ha la capacità di nuocere loro solo finché sono disposti a tollerarlo, e che non potrebbe fare loro alcun male se essi non preferissero sopportarlo anziché opporglisi.
Per sua natura l'uomo è e vuole essere libero; ma la sua natura è anche fatta in modo tale da prendere facilmente la piega che le viene data dall'educazione. Diciamo allora che tutte le cose diventano naturali per l'uomo quando vi viene educato e vi si abitua, ma che gli è propriamente connaturato solo ciò a cui lo colloca la sua indole semplice e non alterata. Quindi la causa prima della servitù volontaria è l'abitudine.
[…] i tiranni quanto più saccheggiano tanto più esigono; quanto più devastano e distruggono tanto più ottengono, quanto più li si serve tanto più diventano potenti, forti, per tutto annientare e distruggere. Ma se non si dà loro più niente, se non si presta loro obbedienza, senza bisogno di combatterli e di colpirli rimangono nudi e sconfitti, ridotti a un niente, proprio come il ramo che, non ricevendo più linfa e alimento dalla radice, inaridisce e muore.