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Gli umani amano condividere non solo i loro gusti, ma ancor più i loro disgusti.
 
Il grado di validità e ragionevolezza di una opinione non è correlato con la quantità di persone che la condividono.
 
La vita umana è basata sulla vita sociale e la vita sociale è basata sulla condivisione, ovvero lo scambio, di beni materiali e immateriali. Questi ultimi consistono in informazioni, cognizioni, idee, narrazioni, valori, giudizi, pregiudizi ecc.
Dal momento che le nostre visioni del mondo e di noi stessi sono per lo più illusorie e ingannevoli (perché tendono ad affermare e difendere la nostra reputazione e autostima), ciò che condividiamo (per quanto riguarda il comportamento proprio e altrui) sono per lo più illusioni e autoinganni.
 
I folli desiderano condividere con altri le proprie follie.
 
Cosa condividere? Con chi? Come? Quando? Quanto? Cosa non condividere? Perché condividere? Perché non condividere? Condividere o non condividere, questo è il dilemma.
 
L'uomo ha un bisogno genetico di condividere con gli altri quante più cose possibile, ed è tanto più felice quante più cose riesce a condividere (o quanto più si illude di condividerle).
 
Il bisogno di comunità (ovvero di condivisione) dà luogo a diversi desideri, come quelli di stare in compagnia di persone simili a sé, indurre gli altri a diventare come se stessi, e diventare come gli altri. In altre parole, il bisogno di comunità è causa del desiderio di imitare gli altri e/o di essere imitati dagli altri nella visione del mondo, nei comportamenti, nei modi di pensare (e di non pensare), nei sentimenti, nelle motivazioni, nelle capacità (e incapacità) e negli aspetti esteriori.
 
Il nostro bisogno di condivisione è talmente forte che condividiamo anche le cose più stupide.
 
La solitudine è il risultato della impossibilità, o della non volontà, di condividere cose con altre persone.
 
Ogni umano vorrebbe gli altri sottomessi a sé, ai propri interessi, ai propri dèi o ai propri principi morali e accusa di arroganza, ignoranza, stupidità, egoismo, asocialità, insensibilità o malvagità chi non si sottomette. D'altra parte, senza la sottomissione a qualcuno o a qualche regola morale condivisa, la cooperazione durevole tra esseri umani sarebbe praticamente impossibile.
 
Qualunque attività umana, se condivisa, costituisce un rituale sociale.
 
Di un oggetto si può desiderare il possesso esclusivo o la condivisione con altri.
 
Qualsiasi risorsa materiale o immateriale, mobile o immobile (oggetto, idea, persona, luogo ecc.), può essere usata pro o contro qualcuno, tolta o data a qualcuno, nascosta o condivisa con qualcuno.
 
Comprendere una persona non implica condividere ciò che essa dice o pensa.
 
Dimmi cosa condividi e cosa non condividi, e ti dirò chi sei.
 
Condividere, in amore, non significa tenere il bilancio di chi fa questo o quello, di chi fa più di un altro. Vi sono momenti in cui dobbiamo dare di più di quanto riceviamo, ma ve ne saranno altri in cui avremo bisogno di ricevere più di quanto saremo in condizione di donare.
 
Regalare qualcosa a qualcuno significa rinunciare ad una proprietà in cambio della condivisione di una storia.
 
Condividere significa trasformare il mio in nostro.
 
Gli scienziati competono tra loro per arrivare per primi a nuove scoperte (poi condivise da tutti), non per affermare, come fanno invece i filosofi, che la propria visione del mondo è meglio di quella di altri.
 
Uno dei motivi per cui può essere interessante fare certe esperienze è la possibilità di condividerle, ovvero di parlarne con altri.
 
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