resultados de la búsqueda para *condivi*

Citas en
Ordenadas por
Autor
Tema
Texto
Mostrar como lista
204 citas    

L'uomo prova un certo piacere o dolore in certe attività e pensa che quei sentimenti siano dovuti all'attività stessa, a ciò che in essa è intrinseco. In realtà piaceri e dolori sono dovuti ai significati delle attività, ovvero alle loro implicazioni psicologiche. Infatti, soprattutto provocano piacere i momenti di condivisione, indipendentemente dai contenuti condivisi, e provocano dolore i momenti di mancanza di condivisione.
 
Io non condivido molte idee di Freud, specialmente quelle che hanno a che fare con lo sviluppo sessuale e le relative simbologie, ma ritengo questo autore un grande demistificatore, un rivoluzionario del pensiero, del calibro di Darwin, Nietzsche e Marx, anche solo per la sua teoria dell'inconscio (inteso come es e super-io). Una teoria che va corretta e completata, ma che ci ha insegnato un fatto fondamentale: che l'io (inteso come io cosciente) "non è padrone in casa propria" in quanto è succube inconsapevole del suo inconscio. Una realtà che la maggior parte dell'umanità si ostina ancora a non vedere e a non capire.
 
Una comunità è un insieme di persone interagenti che condividono un insieme di idee su ciò che è vero/falso, buono/cattivo, bello/brutto, obbligato/vietato/libero ecc. Tali idee condivise caratterizzano e differenziano le comunità.
 
La solitudine è il risultato dell'impossibilità, o della non volontà, di condividere cose con altre persone.
 
Per appartenere a un certo gruppo è necessario condividere certe cose con gli altri membri del gruppo stesso.
 
Si può comunicare solo ciò che è condiviso dall'altro. Le parole presuppongono esperienze condivise. È come un sapore o un colore; se l'altro non ha visto quel colore o quel sapore le definizioni sono inutili.

 
Qualunque attività umana, se condivisa, costituisce un rituale sociale.
 
Prima di rispondere ad una domanda, assicuriamoci che sia sensata e basata su presupposti condivisibili.
 
Competizione, disaccordo, non condivisione, non cooperazione, conflitto. Ognuna di queste cose può essere causa e conseguenza delle altre.
 
Io penso che tutti gli uomini e tutte le donne siano filosofi, anche se alcuni lo sono più di altri. Concordo sull'esistenza di un gruppo distintivo ed esclusivo di persone, i filosofi accademici, ma sono ben lungi dal condividere l'entusiasmo di Waismann per le loro attività e il loro approccio. Al contrario, sento che c'è molto da dire a favore di coloro (sono, a mio parere, filosofi di un particolare genere) che nutrono sospetti per la filosofia accademica.
 
La vita umana è basata sulla vita sociale e la vita sociale è basata sulla condivisione, ovvero lo scambio, di beni materiali e immateriali. Questi ultimi consistono in informazioni, cognizioni, idee, narrazioni, valori, giudizi, pregiudizi ecc.
Dal momento che le nostre visioni del mondo e di noi stessi sono per lo più illusorie e ingannevoli (perché tendono ad affermare e difendere la nostra reputazione e autostima), ciò che condividiamo (per quanto riguarda il comportamento proprio e altrui) sono per lo più illusioni e autoinganni.
 
Una festa è un rituale di condivisione di simboli.
 
Quanto più un'idea è intelligente e profonda, tanto più difficile è condividerla con altre persone, perché più piccolo è il numero di persone capaci di comprenderla. Per questo le idee più condivise sono le più stupide e superficiali. Tuttavia ogni umano ha un profondo bisogno di condividere idee con altri umani, e soffre quando non ci riesce.
 
Una cosa (qualsiasi cosa, oggetto, macchina, informazione, idea, persona, meme ecc.) è tanto più importante e valida quanto più è efficace nel facilitare e rendere produttive le interazioni tra le persone che la usano o la condividono, in termini di soddisfazione dei loro bisogni e desideri.
 
Prendiamo due persone a caso, e chiediamoci: cosa condividono? Cosa non condividono? Dalle risposte a tali domande possiamo prevedere i possibili rapporti tra tali persone.
 
Non c'è cooperazione, né amicizia, né amore, senza condivisione.
 
Gli umani hanno bisogno di condividere cose, idee, comportamenti. Condividere qualsiasi cosa è meglio che nessuna condivisione.
 
Il processo di individuazione non dovrebbe essere finalizzato a differenziarsi dagli altri (anche se ciò accade inevitabilmente in una certa misura) ma a trovare condivisioni alternative rispetto a quelle native, più favorevoli alla soddisfazione dei propri bisogni. In altre parole individuarsi dovrebbe consistere nel trovare nuove e più favorevoli affinità.
 
Le transazioni interpersonali servono a trasmettere beni, servizi e informazioni, piaceri e dolori, a cooperare e a competere, a stabilire condivisioni e non condivisioni, secondo certi modelli culturali.
 
La maggioranza degli esseri umani tende a difendere, confermare, giustificare, affermare, condividere la propria visione del mondo e di se stessi, ed evita con qualsiasi pretesto ogni occasione di metterla in discussione, come si evitano i grandi pericoli, come se quella visione, che coincide con la propria personalità, fosse una barca che rischierebbe di affondare se si avventurasse in acque sconosciute, fuori da un porto sicuro in cui le onde della critica, ovvero del giudizio intellettuale e morale, non possono entrare.
 
204 citas