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La gente parla, parla, parla. A quale scopo? Secondo me lo fa soprattutto per socializzare, per fare comunità, per condividere qualcosa, non importa cosa. Per stare in compagnia, per sfoggiare la propria “normalità”, cioè la propria dignità sociale, e per dimostrare di meritare il proprio status. A volte la gente parla anche per per scambiare beni e servizi, per cambiare la società e la natura, per fare dei fatti, ma questo genere discorsi è largamente minoritario e a molti dà anche fastidio, specialmente a coloro che non amano i cambiamenti di stato, di gerarchie e di valori.
 
L'uomo matura nel momento in cui comincia ad amare piuttosto che ad avere bisogno. Comincia a traboccare a condividere, comincia a donare.
 
Ogni essere umano ha bisogno di celebrare periodicamente rituali di condivisione con altri umani. Non importa ciò che viene condiviso (vanno bene anche cose false o senza senso) purché ci sia condivisione. Si può partire da una persona e cercare cose che possono essere condivise con essa, oppure partire da una cosa e cercare persone con cui essa può essere condivisa.
 
Affinché due persone possano conversare, esse devono condividere non solo un linguaggio, ma anche modelli e regole di comportamento, rituali, valori, gerarchie, interessi, gusti, idee, sentimenti, ecc. Altrimenti di cosa parlerebbero?
 
In una condivisione i ruoli possono essere simmetrici o asimmetrici. Il secondo caso implica una subordinazione del donatore o del beneficiario.
 
Ogni condivisione materiale comporta una o più condivisioni simboliche. Vale a dire che il fatto di condividere qualcosa di materiale implica certe relazioni sociali tra gli attori della condivisione stessa.
 
Condividere dei valori e delle verità comporta il sottoporsi ad un corrispondente giudizio morale e intellettuale.
 
L'uomo moderno ha rinunciato all'idea di un'etica condivisa e oggi siamo all'assurdo che ognuno ha un'etica soggettiva, "fai-da-te", il che toglie all'etica la sua ragione di esistere. Comunque, per definire un'etica occorre una profonda conoscenza della natura umana, cosa che oggi è alquanto rara.
 
L'uomo prova un certo piacere o dolore in certe attività e pensa che quei sentimenti siano dovuti all'attività stessa, a ciò che in essa è intrinseco. In realtà piaceri e dolori sono dovuti ai significati delle attività, ovvero alle loro implicazioni psicologiche. Infatti, soprattutto provocano piacere i momenti di condivisione, indipendentemente dai contenuti condivisi, e provocano dolore i momenti di mancanza di condivisione.
 
Un'etica non condivisa è come un contratto firmato da una sola parte, e impegna solo chi la segue.
 
L'amore è un lusso. È abbondanza. Significa possedere così tanta vita che non sai più cosa farne, quindi la condividi.
 
Qualsiasi risorsa materiale o immateriale, mobile o immobile (oggetto, idea, persona, luogo ecc.), può essere usata pro o contro qualcuno, tolta o data a qualcuno, nascosta o condivisa con qualcuno.
 
La logica non è una scienza esatta se le parole che essa usa non hanno un significato univoco e universalmente condiviso.
 
Una menzogna condivisa e protetta dagli assalti della verità è un potente fattore di coesione sociale.
 
Condividere, che implica copiare, imitare, conformarsi, costituisce un bisogno umano di origine genetica, e un piacere quando tale bisogno è soddisfatto. Qualsiasi cosa può essere oggetto di condivisione, e quindi causa di piacere, anche le cose più stupide e insensate. anche i comportamenti più assurdi.
 
È impossibile condividere una cosa che non abbia una forma. D'altra parte, una cosa che non ha una forma è una non-cosa, e una non-cosa non può esistere che come espressione linguistica. Infatti ogni cosa è definita dalla sua forma, ovvero dalle sue caratteristiche, cioè da come appare e/o da ciò che fa.
 
Ciò che non si può condividere divide.
 
Ogni comportamento socialmente rilevante si può spiegare in termini di bisogno di condivisione e di gestione delle condivisioni e delle non condivisioni, materiali e simboliche con altre persone.
 
Piangere insieme, condividere un lutto è un importante fattore di coesione sociale nelle sciagure. Per questo le cerimonie funebri sono importanti, non per i morti, ma per i vivi.
 
Affinché due persone possano interagire cooperativamente, è indispensabile che esse condividano certe cognizioni, certi valori, certi obiettivi, un certo vocabolario, certe risorse, un certo spazio e un certo tempo.
 
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