Gli umani esercitano costantemente pressioni gli uni sugli altri affinché si comportino in modi a sé favorevoli, anche contro la loro volontà. È un conflitto permanente tra volontà contrastanti, in cui prevalgono le persone più potenti e influenti. Tali pressioni sono spesso nascoste o mistificate, spacciate per doveri morali, leggi naturali, ragioni di stato, tradizioni, o altri pretesti fantasiosi.
Anche se hai represso qualcosa, dall’inconscio continuerà a muovere i tuoi fili; ti manterrà in un perenne stato conflittuale, vivrai in un perenne subbuglio interiore; dentro di te continuerà una guerra civile. Rimarrai teso, ansioso, preoccupato, e avrai sempre paura.
La salute mentale richiede una visione del mondo coerente, cioè senza contraddizioni logiche. Infatti il malato mentale ha diverse visioni del mondo tra loro incompatibili e inconciliabili, che danno luogo a diverse personalità in conflitto tra loro. Tale conflitto è paralizzante e consuma inutilmente energia mentale.
Ogni umano, e ogni gruppo umano, cerca di elevare il proprio status il più possibile rispetto agli altri, usando le risorse materiali, intellettuali, estetiche ed etiche di cui dispone. Tale motivazione costituisce il motore del progresso e dei conflitti interpersonali e internazionali.
Il disaccordo è sempre una disgrazia. Se tutti gli umani fossero d'accordo sulla visione del mondo e della società, la vita sociale sarebbe molto più gradevole e meno difficile. Non ci sarebbero conflitti politici, ideologici, né religiosi, e ci sarebbe un fondamentale rispetto reciproco, pur con differenze di ruolo e di posizioni gerarchiche sulle quale ci sarebbe comunque un accordo.
Ogni umano ha due bisogni innati in perenne conflitto: essere uguali gli altri, ed essere diversi dagli altri. In alcuni vince il primo, in altri il secondo.
Far from being restricted to a limited number of pathological cases, as American theoreticians suggest, the double bind—a contradictory double imperative, or rather a whole network of contradictory imperatives—is an extremely common phenomenon. In fact, it is so common that it might be said to form the basis of all human relationships.
Bateson is undoubtedly correct in believing that the effects of the double bind on the child are particularly devastating. All the grown-up voices around him, beginning with those of the father and mother (voices which, in our society at least, speak for the culture with the force of established authority) exclaim in a variety of accents, "Imitate us!" "Imitate me!" "I bear the secret of life, of true being!" The more attentive the child is to these seductive words, and the more earnestly he responds to the suggestions emanating from all sides, the more devastating will be the eventual conflicts. The child possesses no perspective that will allow him to see things as they are. He has no basis for reasoned judgements, no means of foreseeing the metamorphosis of his model into a rival. This model's opposition reverberates in his mind like a terrible condemnation; he can only regard it as an act of excommunication. The future orientation of his desires—that is, the choice of his future models—will be significantly affected by the dichotomies of his childhood. In fact, these models will determine the shape of his personality.
If desire is allowed its own bent, its mimetic nature will almost always lead it into a double bind. The unchanneled mimetic impulse hurls itself blindly against the obstacle of a conflicting desire. It invites its own rebuffs and these rebuffs will in turn strengthen the mimetic inclination. We have, then, a self-perpetuating process, constantly increasing in simplicity and fervor. Whenever the disciple borrows from his model what he believes to be the "true" object, he tries to possess that truth by desiring precisely what this model desires. Whenever he sees himself closest to the supreme goal, he comes into violent conflict with a rival. By a mental shortcut that is both eminently logical and self-defeating, he convinces himself that the violence itself is the most distinctive attribute of this supreme goal! Ever afterward, violence will invariably awaken desire...
L'uomo è l'unico animale che compete di nascosto e inconsciamente con i suoi simili, in ogni contesto, dai conflitti all'interno di una coppia o di un gruppo a quelli tra stati. Gli altri animali, invece, competono apertamente.
In una compagnia non conflittuale si parla di ciò che accomuna i presenti, e non di ciò che li differenzia e li divide. Questo fatto è tragico per coloro che sono molto diversi dalla media dei presenti, e che perciò non trovano argomenti di cui parlare.
Non-violence means dialogue, using our language, the human language. Dialogue means compromise; respecting each other’s rights; in the spirit of reconciliation there is a real solution to conflict and disagreement. There is no hundred percent winner, no hundred percent loser—not that way but half-and-half. That is the practical way, the only way.
Alla fine del conflitto il mio schieramento o quello avverso dominerà l'altro, a meno che la guerra non venga fermata. Ma se fermarla è impossibile, allora devo scegliere se combattere (e in quale campo) o stare fuori dalla mischia aspettando di conoscere il vincitore.
Nella perfezione delle forme e delle formule, nella bellezza, l'uomo cerca il suo creatore e lo chiama Dio. Ma Dio non cerca l'uomo. Dio ha creato questo mondo e questo ci ha creati. Dopo aver creato questo mondo, Dio è andato a crearne altri, inventando nuovi giochi e nuovi esperimenti, incurante delle precedenti creature. Se vogliamo imitare Dio e continuare la sua opera, dobbiamo giocare, sperimentare, creare, nelle pause dei nostri conflitti e dei nostri dolori.
L'uomo è sempre impegnato in una partita a tre. I giocatori sono il suo io cosciente, il suo sé (inconscio) e gli altri individui, considerati collettivamente e individualmente. Ognuno dei giocatori ha le sue motivazioni, le sue esigenze e la sua logica, spesso contrastanti e in conflitto di interessi. Nessuno può vincere a danno di un altro senza subire una pericolosa rappresaglia. Scopo del gioco è trovare il miglior compromesso per soddisfare tutte e tre le parti. Ne consegue che ogni parte deve in una certa misura adattarsi alle esigenze delle altre due senza rinunciare alla sua natura essenziale e senza mortificarla. Il raggiungimento di tale compromesso è l'oggetto della saggezza e della psicoterapia.