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Ogni tanto dovremmo fermarci per integrare, ovvero riunire, tutte le cose che abbiamo nella mente. Si tratta di vederle tutte insieme, anche quelle più ostiche, compresi noi stessi, in un grande quadro sinottico immaginario, ecologico, ovvero relazionale, una immensa mappa cognitiva ed emotiva spaziotemporale. Possiamo chiamare questo tipo di esercizio come vogliamo: meditazione, contemplazione, raccoglimento, preghiera, sottomissione, adorazione, comunione, devozione, conciliazione, sintesi, non importa il nome. Grazie a tali esercizi, oltre a riposarci dalle fatiche e i conflitti della razionalità e a lasciarci andare dolcemente e senza resistenze nel ciclo della vita, forse intuiremo quale sia il nostro posto nel mondo.
 
La vita umana è caratterizzata da una quantità di conflitti esistenziali e sociali che la rendono difficile e che impongono continuamente scelte rischiose e dolorose: appartenenza vs. libertà, cooperazione vs. competizione, imitazione vs. differenziazione, uguaglianza vs. diversità, responsabilità vs. irresponsabilità, impegno vs. disimpegno, accoglienza vs. rigetto, approvazione vs. critica, tolleranza vs. punizione, fiducia vs. diffidenza, obbedienza vs. ribellione, cambiamento vs. mantenimento, ecc.
 
In questi giorni sto riflettendo sulle relazioni tra morale, competizione, conflitto, reazioni aggressive ecc. La buona gestione degli inevitabili conflitti (compresi quelli cognitivi) è importante per la buona vita. A mio parere, per ben gestire un conflitto bisogna salire di livello logico e ragionare in termini metaconflittuali. Rinunciare a confliggere non mi sembra utile.
 
La saggezza consiste nella comprensione, accettazione e gestione delle contraddizioni, delle ambivalenze, dei paradossi, dei conflitti, dei doppi vincoli, degli inganni, delle illusioni ecc. di cui è fatta la vita umana. In altre parole, la saggezza consiste nel sapere che ogni cosa può essere diversa e perfino opposta rispetto a come appare, e che ogni valore può nascondere e comportare un disvalore.
 
Così appare chiaro che amare è, nella sua essenza, il progetto di farsi amare. Di qui una nuova contraddizione ed un nuovo conflitto: ciascun amante è del tutto prigioniero dell’altro in quanto vuole farsi amare lui ad esclusione di qualsiasi altro.
 
Due desideri che convergono sullo stesso oggetto si fanno scambievolmente ostacolo. Qualsiasi mimesis che verta sul desiderio va automaticamente a sfociare nel conflitto.
 
Chiedi a una persona come affronterebbe un certo problema o conflitto e dalla risposta ti farai un’idea della sua intelligenza, della sua cultura e della sua moralità.
 
Non vi è progresso senza conflitto: questa è la legge che la civiltà ha seguito fino ai nostri giorni.
 
Poverty becomes a marvellously beautiful thing when the mind is free of society. One must become poor inwardly for then there is no seeking, no asking, no desire, no - nothing! It is only this inward poverty that can see the truth of a life in which there is no conflict at all.
 
L'animo non è unitario, ma è fatto a strati, che a volte non si conoscono, si ignorano e confliggono.
 
Il piacere della vittoria comporta il piacere del conflitto.
 
Il metodo più facile per non perdere in un conflitto è non competere, ma in certi casi la competizione è imposta dall'avversario, e non competere comporta il soccombere.
 
Ci sono persone che hanno una tale paura (conscia o inconscia) dei conflitti, che non solo cercano di evitarli, cioè essere coinvolte in un conflitto, ma in certe situazioni nemmeno li vedono nonostante i segni evidenti della loro presenza.
 
Non-violence means dialogue, using our language, the human language. Dialogue means compromise; respecting each other’s rights; in the spirit of reconciliation there is a real solution to conflict and disagreement. There is no hundred percent winner, no hundred percent loser—not that way but half-and-half. That is the practical way, the only way.
 
La vita è un conflitto di interessi.
 
L'uomo è sempre impegnato in una partita a tre. I giocatori sono il suo io cosciente, il suo sé (inconscio) e gli altri individui, considerati collettivamente e individualmente. Ognuno dei giocatori ha le sue motivazioni, le sue esigenze e la sua logica, spesso contrastanti e in conflitto di interessi. Nessuno può vincere a danno di un altro senza subire una pericolosa rappresaglia. Scopo del gioco è trovare il miglior compromesso per soddisfare tutte e tre le parti. Ne consegue che ogni parte deve in una certa misura adattarsi alle esigenze delle altre due senza rinunciare alla sua natura essenziale e senza mortificarla. Il raggiungimento di tale compromesso è l'oggetto della saggezza e della psicoterapia.
 
La vita umana è infelice a causa dei conflitti tra attrazioni e repulsioni, desideri e paure, premi e castighi, associati alle stesse opzioni.
 
Per me ciò che conta non è la dimensione dell'io, ma la sua qualità, e la costante presenza degli "altri". Non amo il concetto di "noi" perché presuppone un conflitto tra "noi" e "loro", e una fusione che annulla l'io. Per me la vita si gioca tra l'io e gli altri, in un sano ed equilibrato rapporto tra l'io e gli altri. Entrambi esigono e meritano rispetto.
 
Suppongo che lo scopo della ragione sia quello di obbedire ai sentimenti e arbitrarne i conflitti.
 
Debemos comprender lo que es el vivir y, entonces, podremos preguntar qué es el morir; lo que sucede antes de morir es más importante que lo que sucede después de la muerte, es decir, antes del final, mucho antes del último minuto, ¿qué es el vivir? ¿Es el vivir un esfuerzo y un conflicto en el cual no hay ninguna relación de unos con otros, es el vivir esa profunda sensación de soledad interna? Para escapar de eso que llamamos “vivir” vamos a las iglesias, a los templos, rezamos y adoramos, pero eso no tiene ningún valor; si uno tiene dinero se satisface con extravagancias, ya conocen todos los trucos que utilizamos para evadirnos de nuestra propia consciencia, del estado real de nuestra mente, y a eso lo llamamos “vivir”.
 
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